il primo fattore: “la caduta nell’oblio”, il primo obbiettivo: “ricordare chi siamo”
A cura del prof. Fabrizio Bartoli, membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Ellenico della Diplomazia Culturale (Ancona, aprile 2022)
Platone grande filosofo dell’antica Grecia, vissuto ad Atene 2400 anni or sono, ha lasciato numerosi scritti (dialoghi) dai quali possiamo trarre grandi insegnamenti di vita, sempre validi anche nel tempo presente.
Riteniamo che il messaggio di Platone rivolto all’uomo,sia uno dei più alti e fecondi per la mente umana che cerca di elevarsi al di là del mondo sensibile.
Per comprenderlo bene, utilizziamo alcuni brani tratti dal libro: “Iniziazione alla filosofia di Platone” di Raphael (Ed. Āśram Vidyā). Consideriamo quindi quale sia il primo fattore ed il primo obbiettivo per l’essere umano che intende elevarsi secondo l’insegnamento di Platone (brano tratto da: “Iniziazione alla filosofia di Platone” di Raphael):
“Il fattore primosu cui Platone postula la visione realizzativa poggia sul fatto che l’uomo è caduto nell’oblio della sua vera origine. L’uomo è una divinità dimentica di sé; è un Demone tramortito e costretto nel mondo fenomenico, o del sensibile, perché ha dimenticato ciò che realmente è.
Egli nella sua totalità non è solo corpo, soma, non è solo mente, non solo Anima, è anche Idea (Principio), un Essere; anzi, è l’Essere perché l’Essere è l’Uno. Quanto abbiamo esposto è perfettamente identico alla visione Vedanta, al “Tu sei Quello” (al “Tattvamasi”delle Upanisad) e a tutte le dottrine iniziatiche orientali ed occidentali”.
Oggi più che mai gli esseri umani dimostrano, con il loro comportamento quotidiano, di aver dimenticato la propria “Anima” ed il proprio “Centro” (spirito-essenza). Nella concezione comune i desideri sono rivolti alla parte materiale, soprattutto al Dio “denaro” che permette di soddisfare qualsiasi voglia. In molti non considerano più l’esistenza in noi di una parte sottile (Anima) e di una parte ancora più profonda il Sé, la nostra essenza, il nostro spirito. Abbiamo dimenticato “chi siamo”, in primo luogo la parte più importante: “la dimensione interiore”.
Occorre prendere coscienza di questa dimenticanza e di conseguenza “ricordare la propria origine”.
Il brano successivo (tratto da “Iniziazione alla filosofia di Platone”)ricorda questo importante compito:
“Il primo obiettivo dev’essere quindi, quello di ricordare la propria origine in modo da riprendere la propria Dignità. Se motivo del vivere è ricordare, ciò implica che l’ente ha in se la soluzione del problema vitale. La conoscenza la vera Conoscenza, non è quella che riguarda gli oggetti sensibili, che sono solo mutevoli ombre proiettate sul grande telo della Xora (manifestazione), ma è quella che opera per via diretta nel mondo noetico delle pure Idee. La Conoscenza non è un apprendere o acquisire qualcosa che non si ha, non è un appropriarsi della verità ma è svelamento, è mezzo capace di portare dalla virtualità alla attualità la Verità. Conoscere è vedere, e vedere è conoscere, ma conoscere – vedere significa risvegliarsi a ciò che realmente si è.
L’anamnesiplatonica è lo svegliarsi alla realtà dell’intelligibile, il quale implica un rivolgimento, una conversione completa della propria coscienza(metànoia).La metànoia rappresenta un profondo cambiamento nel modo di pensare, di sentire e giudicare le cose, e la filosofia di Platone conduce inevitabilmente alla metànoia -conversione.
Riprendersi la propria dignità di essere umano ricordando la propria origine è senza dubbio un compito nobile che potrebbe condurci alla nostra realizzazione più completa. Dobbiamo tener presente che “la Vera Conoscenza” non è quella relativa al mondo dei sensi, che continuamente cambia, ma è quella del mondo dei Principi Universali “mondo noetico delle pure Idee”. Ci viene ricordato che la Vera Conoscenza non è acquisire nozioni, ma svelare, vedere-conoscere e “vedere significa risvegliarsi a ciò che realmente si è”. La conoscenza di se stessi nella profondità del Sé, il nostro vero Essere, deve diventare il primo obbiettivo, il più importante.
Platone ci ricorda di contemplare l’Essere in un passo della Repubblica, (VII, 518), così si esprime:
” … dobbiamo concludere quanto segue: che l’educazione non è tale quale certi pretendono che sia, affermando che quand’anche in un’anima non ci sia la conoscenza essi possono mettervela, come si metterebbe la vista in occhi ciechi.… mentre il nostro ragionamento ci indica che nell’anima di ognuno di noi c’è la facoltà di apprendere e l’organo mediante il quale ciascuno apprende; e come un occhio ha la capacità di volgersi dall’oscurità alla luce, se non con tutto il corpo, così quest’organo dell’anima dev’essere stornato con tutta l’anima da ciò che è divenire, fino a che non si renda capace di contemplare l’Esseree contemplarlo nella sua parte luminosa che è, come affermiamo noi, il Bene … L’educazione, dunque, diss’io, è l’arte di produrre questo rivolgimento, e produrlo nel modo più facile e più proficuo, non quella di immettere nell’uomo la facoltà visiva, ma di procurare a chi già possiede la vista, ma è volto male e non guarda dove dovrebbe, la possibilità di questa conversione”.
In questo brano possiamo constatare l’importanza dell’educazione che dovrebbe essere rivolta a questa conversione (“L’educazione, dunque, diss’io, è l’arte di produrre questo rivolgimento”). Dovremmo riuscire a contemplare l’Essere cominciando da noi stessi, in profondità fino a raggiungere il centro, la nostra essenza. Ricordo che nel frontone del Tempio di Apollo a Delfi vi era la famosa scritta “Conosci te stesso” e il grande filosofo Platone ce lo ricorda spesso nei suoi dialoghi.