Grazie alla sua privilegiata posizione geografica, la Sicilia è stata terra d’approdo per tante genti nel corso della sua storia, brulicante crocevia di civiltà e culture straniere.
Sin dai primi viaggi esplorativi per mare, il paesaggio della Sicilia e la memoria dei suoi luoghi ispirarono agli antichi greci storie eroiche e racconti mitici. Avvolta da questo alone di leggenda, la Sicilia divenne ben presto parte dell’immaginario collettivo dei greci, meta di eroi e favolosa dimora di divinità: ricordiamo il fabbro Efesto e la sua fucina sul Monte Etna, o Eolo domatore dei venti e l’arcipelago eoliano che da lui prende il nome.
Diamo molto spesso per scontato la grecità di questa terra, senza considerare il filo conduttore e l’ereditarietà che ci lega a essa, ai Greci di Sicilia, fondatori delle città dove ancora oggi risiediamo.
La storia dei Greci in Sicilia è il frutto di lunghi viaggi, peregrinazioni e scommesse di vita. Uno sguardo dall’alto basterebbe a mostrarci come il retaggio storico e culturaledi matrice greca è fortemente presente in tutta l’isola; una fragile, frammentaria eredità, potente ed evocativa nel suo lontano suggestivo passato che sopravvive fino ai giorni nostri.
Percorrendo un itinerario immaginario dell’isola, non sorprenderebbe di imbatterci in antiche cinte murarie, in templi grandiosi, in teatri dal panorama mozzafiato o in resti di antichi insediamenti greci. Vivono, ancora, con noi, intorno a noi. Soprattutto, dentro di noi.
Ma a quando risalgono i primi contatti fra la Sicilia e il mondo egeo? Perché parlare di colonizzazione greca della Sicilia?
GRECIA E SICILIA: UN INCONTRO LONTANO MILLENNI
I contatti fra il mondo greco e la popolazione indigena dell’isola sono attestati sin dall’epoca preistorica e protostorica. Diversi furono, infatti, i flussi migratori che ebbero come protagonisti genti provenienti da Oriente i quali, sciamando lungo il bacino del Mar Mediterraneo, fecero scalo nelle coste siciliane e dell’Italia meridionale.
La Sicilia, pertanto, al tempo della prima colonizzazione greca di VIII secolo a.C. non era affatto una terra sconosciuta, inesplorata. I suddetti rapporti fra Sicilia e mondo greco-orientale risalirebbero almeno all’Età del Bronzo Antico, per poi intensificarsi successivamente nel Bronzo Medio e Tardo.
Esemplari, in questo senso, sono le Isole Eolie, e i centri di Thapsos e Pantalica, i cui ritrovamenti archeologici, decorati con motivi iconografici cari all’arte egea del II millennio a.C., sono indiscutibili testimoni di queste interazioni.
Probabilmente, il fine ultimo di queste frequentazioni pre-coloniali fu di carattere esplorativo e commerciale, volto alla conoscenza, allo scambio e alla ricerca di terre e materie prime (grano, ossidiana). Queste iniziative, certamente coraggiose, considerati i mezzi e i tempi in cui avvennero, permisero la conoscenza di tali rotte e l’osservazione della geografia dell’isola, spalancando così le porte al movimento coloniale vero e proprio che ebbe inizio a partire dall’VIII secolo a.C.
LA COLONIZZAZIONE DEI GRECI IN ETÀ STORICA
L’arrivo dei greci in Sicilia in età storica e il loro insediamento determinò la fondazione di nuove città, indicate dalla tradizione storiografica con il termine ‘apoikìa’. Queste città godettero di un risonante, antico splendore, imprimendo una profonda impronta nella storia, nel paesaggio e nei costumi dell’isola.
Ma cosa si intende esattamente con il termine greco apoikìa? La parola apoikìa (letteralmente “lontano da casa” o “casa fuori”) viene generalmente tradotta con la parola ‘colonia’. Tale concetto fa riferimento al primo vero fenomeno di colonizzazione greco cominciato intorno all’VIII secolo a.C., caratterizzato dallo spostamento, e conseguente stanziamento, dei greci – provenientidalla Grecia continentale, insulare e dall’Asia Minore – nelle coste del Mediterraneo occidentale.
(Foto tratta da Regione Siciliana – Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana)
La ripresa dei viaggi sistematici dei Greci verso Occidente acquisì stavolta un carattere completamente differente dal precedente, coincidendo peraltro con un evento di eccezionale portata e importanza: la nascita in Grecia delle prime pòleis («città-Stato»), l’elemento più distintivo del mondo greco.
I Greci che arrivavano in Sicilia con numerosi contingenti di persone si insediarono in queste terre fondando vere e proprie pòleis, sul modello di quelle che nello stesso momento fiorivano dappertutto nella madrepatria.
Potremmo chiederci come mai si assiste a una diaspora dei greci in modo così massiccio.La crisi economica, il crescente aumento della popolazione, le problematiche di ordine sociale e lotte politiche interne, avevano indotto i Greci ad abbandonare l’oikos, ossia la propria casa, e spingersi oltremare per esportare surplus agricolo, trovare nuove risorse naturali e terre coltivabili da abitare.
La partenza e il distacco di gruppi di individui dalle proprie famiglie e comunità di appartenenza potrebbe intendersi, quindi, come un fenomeno di emigrazione necessaria, quasi obbligata, dettata dalle contingenze del tempo. La parola apoikìa in fondo, nel suo significato intrinsecamente letterale, esclude ogni intenzione di conquista da parte di coloro che vengono comunemente designati come ‘colonizzatori’.
I siti coloniali furono fondati in punti strategicidell’isola, luoghi dotati di requisiti fondamentali, quali: un approdo sul mare che permetteva i contatti trasmarini; la presenza di terre fertili e di rilievi facilmente difendibili; la vicinanza a isole o penisole; la prossimità ai fiumi che consentivano il collegamento delle comunità con l’entroterra.
Le colonie calcidesi di Nasso, Leontinoi e Catane furono fondate in successione proprio in punti chiave della pianura del fiume Simeto.
(Foto tratta da Hotel Palladio Giardini Naxos)
Ma come venivano condotte queste spedizioni? E chi le guidava?
Le prime spedizioni risalenti all’VIII sec. a.C. nascevano, come si è supposto, da un’iniziativa individuale («fondazioni di prima generazione»), e per tale ragione sono da considerarsi il frutto di imprese private; le successive («fondazioni di seconda generazione») rientravano, invece, in un progetto ufficiale, pianificato da una o più poleis della madrepatria.
Tappa fondamentale, prima di ogni partenza, era il santuario di Delfi, dove l’oracolo di Apollo designava chi fra tutti sarebbe stato l’ecista (oikistes), ossia il capo della spedizione e fondatore della colonia. L’ecista, eletto per caso o per destino dall’oracolo, sarebbe stato venerato come un eroe da parte della nuova comunità e dalla sua stirpe sarebbe discesa la futura classe aristocratica della colonia.
(Foto tratta da TourismSicilia)
I CARATTERI GENERALI DELLE POLEIS D’OCCIDENTE
Ciò che contraddistingue maggiormente le colonie antiche da quelle di epoca successiva è il fatto che decisioni e ordinamenti delle nuove comunità non erano soggetti all’interferenza della madrepatria. La colonia, una volta fondata, smetteva di essere appendice o propaggine della metropoli o città madre.
A differenza, infatti, delle colonie romane e degli Stati moderni, tutte le pòleis di nuova fondazione in Sicilia godevano di totale indipendenza e autonomia rispetto alle città-madri, al punto di essere libere di dotarsi di leggi proprie, scegliere i propri magistrati e istituzioni civili o addirittura espandersi per fondare a loro volta nuove colonie. Ne sono un esempio Selinunte, sottofondazione della dorica Megara Hyblea, e Mile (Milazzo) fondata dai Calcidesi di Zancle (Messina).
Soltanto all’atto della partenza la città-madre forniva ai propri cittadini ogni genere di aiuto: navi, mezzi e informazioni. Una volta preso possesso della terra e fondata la colonia, cessavano i rapporti o vincoli politici con la madrepatria. Venivano, pertanto, mantenuti i rapporti di natura economica e cultuale con la madrepatria, e i tratti più profondamente culturali e identitari, quali: lingua, cultura e religione.
Per quanto il legame fra colonie e madrepatria variava a seconda dei motivi della fondazione, l’intento dei primi colonizzatori greci non sarebbe nato da alcune ‘missione civilizzatrice’, per quanto però il processo di ellenizzazione dell’isola rimane innegabile.
Possiamo concludere affermando che soltanto un quadro più approfondito e unitario delle relazioni fra greci e popoli autoctoni di Sicilia potrebbe aiutarci a comprendere meglio le dinamiche di interazione e insediamento che si verificarono nell’isola. Purtroppo, la scarsità di testimonianze scritte non ce lo sconsente fino in fondo.
Non ci rimane che rimanere stupiti di fronte alla storia e grati di ciò che essa ci ha lasciato ci eredità!
(Foto tratta da Informarea)
CLARA FRASCA
BIBLIOGRAFIA
BERNABò BREA Luigi, La Sicilia prima dei Greci, Il Saggiatore, Milano 2016.
Bugno Maurizio, Sicilia e Magna Grecia, in La Storia. Italia Europa Mediterraneo. Dall’antichità all’era della globalizzazione, 6 vol., Salerno Editrice, Milano 2016.
FRASCA Massimo, Città dei Greci in Sicilia. Dalla fondazione alla conquista romana, Edizioni di storia e studi sociali, Ragusa 2017.
FONTI ONLINE
https://www.treccani.it/enciclopedia/colonizzazione_%28Dizionario-di-Storia%29/