Guerra tradizionale o di quarta generazione, comunicazione in guerra e risvolti diplomatici della Crisi Ucraina
INTRODUZIONE
Già nell’autunno 2021, in determinati ambienti accademici e diplomatici veniva illustrato come la situazione geopolitica del continente europeo fosse in fermento, un movimento magmatico che non lasciava presagire elementi positivi si stava diffondendo nell’est Europa[1]: questi segnali provenivano tutti da Mosca, inerenti alle manovre russe che minavano il quieto vivere e la Pace. Con l’inizio del nuovo anno la situazione ha assunto una velocità incontrollabile, una escalation irreversibile: i servizi segreti americani continuavano ad ammonire e riportare di una imminente azione militare russa in chiave anti-ucraina[2], ma gli apparati europei non la ritenevano credibile o quanto meno non di una eventualità immediata, e gli stessi media trattavano la questione come un risvolto secondario della macro questione occidente – oriente (USA e Nato da un lato, e dall’altro, non necessariamente unite, Russia e Cina) che stava delineando la definizione della scacchiera mondiale a seguito dell’ondata pandemica del covid-19 ormai in via di risoluzione. Arrivati al Seminario sul dibattito riguardante l’urgente riforma della Nazioni Unite che si è tenuto al Ministero degli Affari Esteri il 22 febbraio la situazione era già praticamente delineata, nonostante un illusorio dietrofront russo di qualche giorno prima[3]. In effetti poi il 24 febbraio la storia ha preso il proprio corso e si è verificato il via delle operazioni militari relative all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Da quel momento il dibattito occidentale e poi globale è stato quasi totalmente incentrato sulla questione russo-ucraina, rivelatasi un evento così catalizzante da essere definito da alcuni[4] primo evento periodizzante del ventunesimo secolo, seguendo anche la teoria[5] che i conflitti sono acceleratori della Storia.
GUERRA TRADIZIONALE
Secondo quanto detto il 22 febbraio 2022 è stata violata la pax aeuropea, dando conto del dato statistico che dall’epoca moderna in poi (o forse anche prima) il nostro continente non aveva mai registrato un periodo di pace interno così duraturo, nonostante l’esistenza di cruenti conflitti interstatali ma pur sempre ascrivibili a singole regioni (come quella della crisi balcanica a seguito della disgregazione della Jugoslavia dagli anni novanta in poi), tanto che questi settanta anni di pace ininterrotta dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi avevano lasciato un lato cullare agli europei l’illusione di una pace perpetua nel vecchio continente, dall’altro hanno disabituato l’Europa alla guerra al confitto e al sacrificio, demandando de facto la difesa militare alla NATO, patendo sostanzialmente la mancanza di uno strutturato ed effettivo Esercito Comune Europeo che svolgesse in primis la funzione di deterrenza necessaria al fine del controllo delle frontiere orientali della UE. La sostanziale differenza a cui si fa riferimento per la frantumazione della pax aeuropea risiede nel fatto che le guerre balcaniche, oltre che non coinvolgere in maniera diretta nessuna super potenza mondiale (come ora invece accade proprio per la Russia), non si trasformarono mai in un conflitto dai presupposti globalizzanti, a differenza invece di come il conflitto russo-ucraino ha lasciato intendere già dalle prima battute, per poi concretizzarsi nella sua dimensione mondiale nei mesi successivi, sino ad arrivare alle ultime recenti questioni del blocco delle importazioni del grano[6] dai porti ucraini sul mar Nero e destinati al mercato globale[7], con importanti e nefasti risvolti sulla dimensione alimentare della già denutrita Africa[8].
Quella che è stata definita la più grande guerra terrestre dai tempi della WWII e che si svolge quindi secondo i tradizionali movimenti bellici e l’impiego di eserciti (sia di leva che professionali) e attraverso il perseguimento di obiettivi sia tattici che strategici (benché non sia ancora una guerra totale o di annientamento), presenta però aspetti chiaramente legati al momento storico attuale, alla nuova era tecnologica che viviamo (ed il riferimento non è solo nei confronti dello sviluppo dei nuovi arsenali in dotazione alle potenze[9]), al nuovo ruolo giocato dalla società, quest’ultima, attraverso l’opinione pubblica, sempre più in grado di giocare un ruolo determinante nell’influenzare ed indirizzare lo svolgimento degli eventi. La questione dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa è costellata da una concatenazione di cause, moventi e fondamenti che potrebbero affondare le proprie radici in terreni cosi profondi tanto che i propagandisti di Mosca si sforzano di far risalire sino alla Rus’ di Kiev, sorta sul fiume Dnepr sul finire del IX secolo della nostra era, le giustificazioni per quella che il Presidente russo Vladimir Putin definisce sin dal giorno 1 come “Operazione Militare Speciale”[10] per demilitarizzare e denazificare l’Ucraina. Tralasciando la questione ideologica della “denazificazione”[11], la questione della “demilitarizzazione” riporta alla mente terminologie da primo novecento[12], quando nei trattati di pace si esigeva l’azzeramento della forza militare dell’avversario in osservanza del non permettergli più di cagionare guerre o minacce agli equilibri della pace. Le ostilità tra Russia e Ucraina non nascono nel febbraio 2022, ma almeno nel 2014 nella fase della Rivoluzione Ucraina[13], epoca in cui i riflettori dei media occidentali erano occupati dalle disumane esecuzioni dei terroristi dell’ISIS, dai loro attentati, e dalla gravosa polveriera siriana. In quell’epoca un impreparato esercito ucraino soccombette facilmente contro i così detti “omini verdi”[14] russi, in quella che a posteriori venne soprannominata come annessione della Crimea[15] (storica penisola dell’Impero Russo imperniata su Sebastopoli, anch’essa vittima dello storico assedio o “presa”). Però, proprio a partire dal 2014 e ancor di più dal 2019 più in presenza del nuovo presidente filo-occidentale Volodymyr Zelensky, una riscrittura della visione strategica USA ha predisposto un cambio di tattica, passando al fornimento di un sopporto sempre più attivo e non solo politico nei confronti di Kiev: partendo da Obama che perseguiva l’ottica dell’invio di armi non letali, passando per Trump che invece ha trasferito in Ucraina centinaia di missili anticarro. Inoltre addestramento delle truppe locali e supporto finanziario hanno fatto segnare un totale pari a 4,6 miliardi di dollari[16] di sostegni ricevuti dagli Stati Uniti nei confronti del paese sul Mar Nero al termine del 2021; ulteriore segno evocatore del dato che l’intelligence usa riferiva come imminenti mosse da parte di Mosca nei confronti di Kiev, suggerendo così al Governo di Washington una intensificazione massima dei rapporti con Kiev. Con l’avanzare del conflitto gli USA hanno intrapreso parallelamente iniziative sia sul fronte economico-finanziario emanando sanzioni pesantissime nei confronti del Governo Russo e di personalità di spicco dell’entourage del presidente Putin[17], sia sul fronte militare massimizzando quanto già portato avanti negli anni precedenti, continuando ad addestrate forze armate ucraine, ancora intorno alla fine dell’aprile 2022 erano centinaia le forze di Kiev in fase di addestramento in base americane in Germania sotto supervisione della Guardia Nazionale della Florida[18]. Tutto ciò ha permesso che gli americani venissero accusati[19] su più fronti avversari di condurre una Proxy War[20], oltretutto mal celata.
Dal punto di vista delle operazioni belliche il piano originario redatto dal Generale d’Armata Russo, nonché Ministro della Difesa Sergej Šojgu,il teatro bellico avrebbe dovuto riguardare in maniera simultanea operazioni lampo su più fronti: dal fronte orientale l’ingresso nei territori filo-russi e russofoni ascrivibili all’area delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass, mentre dal fronte del centro-nord, con opzione di ingresso dalla Bielorussia, si sarebbe dovuti puntare a marce serrate verso la capitale Kiev per attaccare senza possibilità di reazione il centro governativo del paese, costringendo le autorità dell’amministrazione Zelensky alla resa, privando l’esercito di ordini e comandi, arrivando così ad un rapido tavolo negoziale sul quale ratificare quanto di fatto ottenuto sul campo. Ma le cose non sono andate così, anzi la macchina bellica ucraina ha retto l’impatto delle prime forze d’invasione, concentrandosi sulle grandi città e riuscendo a resistere e rompere l’accerchiamento durante l’Assedio di Kiev[21], complicando l’avanzata dell’esercito russo, e di fatto prolungando la guerra.
LA COMUNICAZIONE E LA PROPAGANDA
Il prolungamento della guerra a causa della non-caduta dell’Ucraina, non si è verificato unicamente a causa delle defaillance in fase di pianificazione da parte dei comandi russi, o per l’eroica resistenza portata avanti da regolari ucraini e foreign fighters[22]. Se quanto riportato sopra in riferimento al disinteresse dei media occidentali nel 2014 permise che le cose all’epoca producessero l’epilogo dell’annessione della Crimea alla Federazione Russa, nel 2022 lo scenario ha presentato nuovi elementi che, seppur tenuti in conto dagli analisti negli ipotetici scenari di una guerra moderna, non avevano mai segnali di effettiva incisività in un conflitto: si parla dell’opinione pubblica mondiale. L’invasione dell’Ucraina è la prima guerra totalmente vissuta in live streaming a livello globale, attraverso internet, mai così strumento di massa come ora, le immagini delle morti, dei bombardamenti e delle avanzate sul campo sono entrate nelle case di tutti i popoli del mondo, scuotendo la morale dello spettatore, proiettandolo sempre più al ribrezzo verso la barbarie della guerra. Su questo fronte è saputo emergere il carisma del presidente Ucraino Zelensky, che attraverso le proprie skills di public speaking (e anche delle proprie capacità comunicative proveniente dalla sua precedente professione di attore che lo rendono altamente adatto ai riflettori) è riuscito a scuotere e indirizzare lo scenario pubblico occidentale trasmettendo i sentimenti che il popolo ucraino ha vissuto nelle prime settimane di guerra. E’stata definita la Diplomazia della Comunicazione, una sorta di Soft Power[23] in chiave emergenziale, attraverso il quale il presidente ucraino è entrato nelle case degli europei, nei parlamenti della NATO, ed è riuscito a catalizzare intorno a sé le simpatie e approvazioni dei paesi ai quali si è rivolto, facendo in tal senso che la questione russo-ucraina non decorresse a conflitto locale, attraverso il quale sarebbe stato facilmente marginalizzato dalle questioni mondiali. La chiave di lettura che ne è ricavata, e che è stata valutata sostanzialmente come strategia che ha permesso all’Ucraina di procurarsi gli aiuti necessari attraverso una sorta di moral suasion nei confronti dell’occidente è stata proprio la comunicazione.
La comunicazione in tempo di guerra diventa propaganda, ed in guerra non esistono buoni o cattivi, e la propaganda è strumento di guerra al pari di altri, e utilizzato in chiave diplomatica, ovvero nel senso del termine che mira all’ottenimento di qualcosa non attraverso la forza, ha permesso attraverso una impostazione della comunicazione pubblica differente rispetto alla controparte russa, di ottenere gli aiuti richiesti. Di fatto, nelle prime settimane del conflitto a partire dalla fine di febbraio gli sforzi di propaganda ucraina si sono concentrati nella diversa rappresentazione dei due principali leader del conflitto: Zelensky opposto a Putin. Mostrando al pubblico sia nazionale che internazionale come le differenze tra i due uomini di stato potessero essere elevate, come attraverso proprietà della statistica, a caratteristiche generali dei due popoli che dovevano partecipare al conflitto. Durante l’Assedio di Kiev Zelensky ha registrato un cluster di video[24], pianificato ad hoc per mostrare attraverso immagini selezionate e scelte stilistiche (il presidente ucraino compare preoccupato, elmetto in testa, divisa militare ecc.) che colpiscono emotivamente lo spettatore, creando da un lato un senso di resistenza ed appartenenza allo spirito nazionale per riunire la nazione sotto le armi per scacciare l’invasore, e dell’altro lato per lasciare il segno nella coscienza dello spettatore internazionale che così aumenta il proprio coinvolgimento emotivo a favore degli ucraini vittime dell’invasione. Nei video appaiono il presidente Ucraino ed i membri del suo gabinetto in città, mentre le forze russe avanzano, incitando alla resistenza. Nel dialogo delle scene Zelensky si mostra freddo, calmo e raccolto, rivolgendosi ai russi direttamente in russo, una mossa significativa date le affermazioni iperboliche di Putin sull’oppressione ucraina dei russofoni, chiedendo la pace.
Sull’altro fronte, a Mosca, Putin è rimasto inizialmente abbastanza lontano dai riflettori, se non per le dichiarazioni più importanti, anzi comparendo spesso attraverso video-messaggi preregistrati, rivolgendosi agli spettatori russi con un tono solenne e distaccato, utilizzando un registro colloquiale totalmente opposto a quello usato dal presidente ucraino. Quando non è solo ma in compagni di ulteriori funzionari, ministri e militari, la scenografia è imponente, richiamandosi alla mitologia degli Zar, e svolgendo riunioni dove i partecipanti vengono fatti sedere a distanza siderale da lui: anche queste sono precise scelte comunicative, chiaro segnale anch’esse di come Putin voglia apparire all’interno del proprio paese, ed anche fuori; mirando al fornire l’immagine di un uomo dal potere irraggiungibile ed intoccabile. Si nota in tal caso come anche questa sia una scelta emersa negli ultimi tempi in ottica di propaganda di guerra, dato che l’immagine che il leader del Cremlino ha preferito dare di sé al di fuori nei suoi decenni al potere è quella di uomo di azione e virile (scena in cui fa surf, combatte nelle arti marziali, gioca ad hockey) e non una persona che ha necessità di mettere gli altri a distanza per manifestare la propria unicità e posizione nel rilievo gerarchico.
In una video-conferenza stampa del 3 marzo[25], Zelensky, parlando in russo, la sua prima lingua, ha sottolineato ancora una volta il contrasto tra i due leader: “Siediti con me al tavolo delle trattative. Non sono occupato. Vieni a sederti con me! Solo non a 30 metri di distanza come con Macron e Scholz. Sono il tuo vicino. Non è necessario che tu stia a 30 metri da me, non mordo. Sono un ragazzo normale. Di che cosa hai paura?“. Questa impostazione della comunicazione da parte di governo e media ucraini, così differente dagli standard canonici del mondo slavo-orientale al quale sia Ucraina che Russia appartengono, sta rivelando efficace anche nella stessa Russia. I video di Zelensky e le storie di eroi militari ucraini si sono già diffuse a macchia d’olio tra i russi nel primo mese di guerra, tramite piattaforme di social media come Telegram[26], che conta 38 milioni di utenti mensili in Russia. A differenza dei canali televisivi statali e delle stazioni radio, il governo russo non ha il controllo diretto su questi canali internet. Di fatto, nella Federazione, giornali e la TV controllati dal governo sono principalmente “consumati” dai gruppi demografici più anziani, che all’utilizzo di social media preferiscono i mezzi più tradizionali come stampa cartacea, televisione e radio. Generalmente queste fasce generazionali, nate, istruite e cresciute sotto il modello sovietico, in gran parte ignorano i discorsi focosi di Zelensky e gli appelli ai russi e all’Occidente.
Come contromisura di propaganda, citando ad exemplum, i media di stato russi, all’inizio di marzo, hanno scelto di lanciare un assalto multipiattaforma alla storia del “The Ghost of Kyiv”[27]. La Pravda[28] ha denunciato il racconto come “più simile a un mito propagandistico che a una storia reale“. Svobodnaya Pressa ha affermato che il pilota era un certo Oleksandr Oksanchenko e lo ha prontamente accusato di aver bombardato i russi nel Donbass nel 2014. L’esistenza stessa di queste storie ci dice qualcosa: l’apparato di propaganda russo ritiene chiaramente che la storia si sia diffusa tra le fasce più anziane in Russia. Tuttavia, ed esclusione di citabili casi ad exemplum, è ancora incerto quanto sul fronte interno russo possa effettivamente incidere l’opinione pubblica dei propri connazionali sullo sviluppo della guerra, portando a chiusure unilaterale da parte statale di quegli organi di informazione che non seguono rigidamente la linea pro guerra: tanto che il 3 marzo il Corriere della Sera riportava la chiusura dell’Echo of Moscow[29] attivo sin dal 1991, e sempre nello stesso giorno la stazione televisiva indipendente TV Dohzd è stata oscurata[30].
RISVOLTI DIPLOMATICI
È evidente come i diversi tipi di comunicazione social portati avanti dai due attori bellici abbia influenzato le ripercussioni, sia politiche che sociali, a livello globale. I paesi meno liberali (o in contrasto con l’Occidente) si sono mostrati molto vicini al modello espresso da Mosca, mentre i paesi democraticamente più avanzati hanno compreso il presidente ucraino. Aldilà di singolari prese di posizione, l’Unione Europea e la NATO si sono dimostrate solide in una unione di intenti che raramente si era vista prima, riuscendo per la prima volta a coordinare una diplomazia europea univoca e a grandi tratti omogenea, anche se permangono tutt’ora questioni irrisolte sulle precedenze istituzionali/gerarchiche che la diplomazia europea debba seguire, come la dicotomia tra Presidente della Commissione e Alto Rappresentante per gli affari esteri. Tali citate ripercussioni e diverse influenze si sono mostrate nell’espressione del voto dell’Assemblea generale dell’ONU in merito alla proposta suggerita dal presidente Zelensky di escludere la Federazione Russa dal Consiglio dei Diritti Umani: in tal senso il 7 aprile[31], con novantatré voti favori l’Assemblea generale ha approvatol’esclusione. La Cina, appellandosi alla non strumentalizzazione dei diritti umani ha votato contro la risoluzione. Sotto questo aspetto appare nel 2022 come una riforma delle Nazioni Unite sia urgente, quanto meno necessaria riguardo alcune questioni come il consiglio di sicurezza. L’ONU rappresenta con il Consiglio di Sicurezza lo schema delle potenze uscite vincitrici dalla seconda guerra mondiale, presentando al proprio interno equilibri che non corrispondono più alla realtà fattuale di altre potenze del pianeta. La diplomazia italiana ha saputo mostrarsi pioniera e lungimirante negli ultimi tre decenni, esponendosi più volte in tal senso, mostrandosi apri pista e venendo osteggiata da altre potenze, nei termini di riforme del consiglio di sicurezza, insistendo anche a favore dell’abolizione del diritto di veto, giudicato anacronistico[32], proprio in base a quanto espresso sopra. In tal senso l’Italia guida il focus group UfC “Uniting for Consensus”[33] soprattutto dalla contrarietà ad istituire nuovi seggi permanenti attribuiti a singole Nazioni. Ulteriore e complementare aspetto che emerge dalla crisi ucraina e che si mostra vitale per gli interessi futuri del Paese è il controllo dello status quo militare italiano, non tanto quanto in termini di uomo mezzi e dotazioni, ma nel suo aspetto politico, all’esterno dell’opera militare ma supportato da chi la vive sul campo, quindi dal militare stesso, in ottica di appartenenza ad un sistema di alleanza quale quello NATO che la storia ha smentito come “morto cerebralmente”[34], ed anzi proprio nella guerra in atto ha saputo riunirsi intorno agli scopi difensivi per cui era stata istituita. Anche se l’Alleanza atlantica dipende molto sia militarmente che politicamente da Washington, la guerra nel 2022 vede sempre più presente la visione del cittadino e su questo versante il senso di appartenenza ed anche un po’ la paura hanno rialzato di molto gli indici di gradimento verso questa istituzione militare che unisce le sponde dell’Atlantico sin dal dopo guerra, motivo per cui una sua rivalutazione europea non cozzerebbe, ragionando in maniera speculativa con la creazione di un Esercito Comune Europeo sotto le insegne di Bruxelles, almeno finché gli sforzi diplomatici e politici riusciranno a far convergere gli interessi che Europa ed America perseguono, mantenendo una politica estera di difesa comune.
CONCLUSIONE
Nonostante le dichiarazioni, già nel settembre 2021, verso una celere legislazione istruttoria che avvii lo studio per la creazione dell’Esercito Europeo annunciato dal Presidente della Commissione Von der Leyen[35] entro il 2026, appare tutt’ora una via impervia, ma alla quale l’UE legittimamente aspira. I singoli stati europei non possono immaginare di affrontare le sfide di metà secolo, anche quelle del prossimo decennio, ragionando secondo i canoni novecenteschi delle singole politiche estere statali.
Come imparato a spese di noi tutti, la guerra esiste ancora e continuerà a farlo, e il diplomatico come il militare, è una persona che non può permettersi il lusso di ragionare come gli uomini comuni, ovvero in base ai propri sentimenti ma in base al dovere. Lavorando negli interessi della propria nazione, ma perseguendo gli obiettivi comuni dell’Unione europea dalla quale sempre di più si dipenderà, attraverso l’immane sforzo, l’umano sforzo, l’irrinunciabile sforzo al diritto al perseguimento della Pace continuerà. In un mondo che al contrario di ciò che prevedeva F. Fukuyama non è finito, stanno emergendo nuove sfide: come quella per il controllo e l’equilibrio del Food Power[36]. È di fatto inconfutabile che tutti gli stati renderanno in maniera imprescindibile più internazionale la loro sfera di azione finalizzata alla propria organizzazione politica ed economica, generando a breve, un mondo al quale oggi le masse non sono ancora preparate, compito a cui la diplomazia sarà chiamata ad avere un ruolo primario e responsabile. Sfida che la Diplomazia sa e deve raccogliere, perché come espresso da uno dei principali protagonisti del tragico conflitto in Ucraina[37] e come ribadito anche da Papa Francesco[38], la fine della guerra si riuscirà a perseguire unicamente tramite la diplomazia, tramite il dialogo tra le parti.
A cura di Dr. Alberto Di Mattia, membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Ellenico della Diplomazia Culturale, delegato della sede di Ascoli Piceno
References
[1]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/speciale-russia-ucraina-10-mappe-capire-il-conflitto-33483#:~:text=Ma%20la%20crisi%20tra%20Russia,sostenuto%20i%20movimenti%20separatisti%20nella
[2]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/02/11/biden-sente-gli-alleati-andate-via-dallucraina.-il-pentagono-inviera-altri-3.000-militari-in-polonia_b007b072-99c1-49a1-a259-6b84eb5d894c.html
[3]https://www.ilgiorno.it/esteri/crisi-ucraina-russia-ritira-truppe-confine-1.7366415
[4]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-10-punti-capire-come-la-guerra-ha-cambiato-il-mondo-34084
[5] https://www.unite.it/UniTE/Engine/RAServeFile.php/f/File_Prof/IUSO_592/La_guerra_nel_900.pdf
[6]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/05/21/grano-la-russia-blocca-lexport-dallucraina_c7daace8-815e-4f64-a199-a84479ac34ac.html
[7]Per le Camere di Commercio Italo/Estere l’Ucraina nella campagna di commercializzazione del grano 2019/2020 l’equivalente di 31 milioni di tonnellate di grano, equivalente al 10% dell’export mondiale di grano. Fonte: https://ccipu.org/news/l-ucraina-ha-esportato-oltre-31-milioni-di-tonnellate-di-grano-nei-precedenti-6-mesi
[8]https://ilmanifesto.it/mancano-grano-e-fertilizzanti-africa-vittima-della-guerra
[9]Ex.: Missile Sarmat. Fonte: https://tg24.sky.it/mondo/2022/05/01/russia-missile-nucleare-sarmat
[10] https://ilmanifesto.it/putin-unoperazione-militare-speciale-per-demilitarizzare-e-denazificare
[11] Il presidente russo si riferisce a quelle formazioni di estrema destra che sono state protagoniste della vita politica del Paese dopo lo scioglimento dell’Urss.L’estrema destra e i neonazisti furono invece protagonisti della rivolta del 2014. Il Settore di destra, i Patrioti dell’Ucraina, i Battaglioni di difesa territoriale erano sempre in prima linea sulle barricate. Le tv di tutto il mondo e soprattutto quelle russe diffusero le immagini dei giovani con gli elmetti e la svastica. Fonte: https://www.corriere.it/esteri/22_febbraio_24/putin-denazificare-ucraina-7c5cef5a-954a-11ec-ae45-371c99bdba95.shtml
[12]La smilitarizzazione o demilitarizzazione è il ritorno agli usi e alle condizioni civili di persone, stabilimenti industriali e luoghi precedentemente destinati ad attività militari, ovvero il loro passaggio dall’amministrazione militare a quella civile. Come imposto alla Germania al termine del secondo conflitto mondiale.
[13]La rivoluzione ucraina del 2014, nota anche come rivoluzione di Maidan, ha avuto luogo nel febbraio 2014 a conclusione delle proteste dell’Euromaidan, quando scontri violenti tra i manifestanti e le forze di sicurezza nella capitale Kiev culminarono con la fuga del presidente eletto Viktor Janukovyč e la caduta del governo di Mykola Azarov. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_ucraina_del_2014
[14] L’espressione “omini verdi” si riferisce a un gruppo di soldati, indossanti uniformi militari verdi anonime, sprovviste di mostrine e altri simboli che potessero ricondurre ad un corpo d’appartenenza.
[15]Annessione della penisola della Crimea alla Federazione Russa dopo la campagna militare. Il 16 marzo fu quindi tenuto un referendum sull’autodeterminazione della penisola, criticato e non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, segnato dalla vittoria del “Sì” con il 95,32% dei voti Fonte: Wikipedia.
[16] https://www.geopolitica.info/supporto-militare-americano-ucraina/
[17]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/04/19/biden-ad-alleati-continuare-con-il-sostegno-allucraina.-mosca-accusa-loccidente-con-le-armi-vuole-prolungare-le-ostilita_baebfe25-10cc-4bf4-b896-e172fff49db9.html
[18] https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/pentagono-gli-usa-hanno-iniziato-ad-addestrare-le-forze-ucraine_49458558-202202k.shtml
[19]https://www.theguardian.com/us-news/2022/apr/26/first-thing-russia-accuses-nato-of-proxy-war-in-ukraine
[20]Una guerra per procura o guerra delegata è un conflitto armato tra due stati o attori non statali che agiscono su provocazione o per conto di altre fazioni che non sono direttamente coinvolte nelle ostilità.
[21]https://www.repubblica.it/esteri/2022/03/05/news/la_battaglia_di_kiev_e_cominciata-340357047/
[22]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/i-foreign-fighters-ucraina-il-caso-italiano-33733
[23]Soft Power: l’abilità nella creazione del consenso attraverso la persuasione e non la coercizione. Il potenziale d’attrazione di una nazione, infatti, non è rappresentato esclusivamente dalla sua forza economica e militare, ma si alimenta attraverso la diffusione della propria cultura e dei valori storici fondativi di riferimento. Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/soft-power_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/
[24]https://www.iltempo.it/esteri/2022/02/26/news/volodymyr-zelensky-battaglia-kiev-ucraina-sotto-assedio-bombe-russia-30620224/
[25] https://www.la7.it/speciali-mentana/video/ucraina-zelensky-a-putin-siediti-con-me-al-tavolo-delle-trattative-dimmi-di-cosa-hai-paura-03-03-2022-426639
[26]https://www.corriere.it/tecnologia/22_marzo_16/telegram-russia-l-app-usata-informarsi-senza-censura-come-funziona-651eb264-a504-11ec-8f73-d81a6d7583fb.shtml
[27]https://www.dw.com/en/fact-check-ukraines-ghost-of-kyiv-fighter-pilot/a-60951825
[28]La Pravda è un quotidiano russo fondato nel 1912. È stato l’organo di stampa ufficiale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1922 al 1991. Dal 1997, lo è del Partito Comunista della Federazione Russa. Fonte: Wikipedia
[29] https://www.corriere.it/esteri/22_marzo_03/radio-echo-mosca-chiude-situazione-media-russia-cc20a87c-9af6-11ec-9441-3731719c94e7.shtml
[30] https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/03/03/a-mosca-chiusa-la-tv-indipendente-dozhd_20caa546-b7d7-4b5d-b6e2-6dc1e97334db.html
[31] Per il via libera serviva la maggioranza dei due terzi dei Paesi votanti (dei 193 membri delle Nazioni Unite) e le astensioni non contano. Dall’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio, l’Assemblea Generale Onu aveva già adottato altre due risoluzioni promosse dagli occidentali: una denuncia Mosca per l’aggressione (ha ottenuto 141 voti a favore), l’altra è sulla situazione umanitaria (anche qui 140 i sì). Fonte: https://tg24.sky.it/mondo/2022/04/07/onu-russia-consiglio-diritti-umani
[32] https://www.affarinternazionali.it/archivio-affarinternazionali/2009/06/litalia-la-riforma-del-consiglio-sicurezza-dellonu/
[33] https://www.esteri.it/it/politica-estera-e-cooperazione-allo-sviluppo/organizzazioni_internazionali/onu/la_riforma/
[34] https://www.ilsole24ore.com/art/nato-stato-morte-cerebrale-ambizioni-macron-francia-e-ue-ACDUwQx
[35] https://www.linkiesta.it/2021/09/esercito-europeo-von-der-leyen-discorso-unione/
[36] Food power: Nella politica internazionale, il potere alimentare è l’uso dell’agricoltura come mezzo di controllo politico in base al quale una nazione o un gruppo di nazioni offre o trattiene merci da un’altra nazione o gruppo di nazioni al fine di manipolare il comportamento
[37] https://www.adnkronos.com/ucraina-kiev-siamo-in-fase-finale-della-guerra_2GKeO76XOsK5ckl658mL5Z
[38] https://www.avvenire.it/papa/pagine/francesco-cessi-questa-guerra-crudele-in-ucraina